sabato 31 agosto 2013

Se il Pd vota come il M5S

Qual'e il senso di votare il PD se alla prima occasione in cui si dovrebbero tutelare gli interessi di Mira nel contesto regionale, nazionale ed europeo, in termini di sviluppo infrastrutturale e produttivo,rinnegano se stessi e si appiattiscono sulle posizioni incomprensibili del M5s?!
Questo ci viene da dire vedendo l'esito del consiglio comunale di Mira di mercoledì scorso dove PD e M5S hanno approvato insieme delle osservazioni al PTRC che finirebbero, se accolte definitivamente,per azzerare ogni possibilità di sviluppo del nostro territorio. .
Il nostro territorio comunale, ma anche i territori limitrofi, sono oggi ad un bivio importante per noi e per le generazioni a venire. Bisogna capire e decidere se crediamo ancora in un nord est fatto di industria e sviluppo, una delle locomotive d'Italia e d'Europa o se, invece, dobbiamo cambiare drasticamente  il nostro modello di società.
Il PTRC, Piano Territoriale di Coordinamento Regionale, le osservazioni al quale sono state votate e discusse nel consiglio del 28 agosto, parlava di questo individuando delle linee di sviluppo consapevoli della portate delle sfide che ci accingiamo a combattere. Sfide che ci vedono confrontarci con i paesi del Far East, con le regioni produttive della pianura padana orientale, della Baviera, dei paesi dell'est.
L'area centrale del Veneto, e ancor più la provincia di Venezia, hanno in potenza tutte le risorse e le capacità necessarie per rilanciarsi e sconfiggere definitivamente questa terribile crisi. Una crisi che ha colpito tutto il mondo occidentale ma che in Italia sta durando di più per una nostra incapacità di concorrere con gli altri stati.
Ebbene il rilancio della portualita e con essa dell'industria qualificata, della logistica e del turismo sono la grande chance di questa terra.
La regione ha ben chiaro questo, la regione in cui governano Lega e Pdl assieme.Ma anche il PD, che governa Venezia e che ha governato a lungo in provincia e a Mira, sapeva questo, e pur con i naturali distinguo aveva sostenuto questa linea. Oggi a Mira si è rinnegato un percorso di sviluppo lungo 15 anni temiamo per i soliti mal di pancia delle diverse anime del PD.

sabato 17 agosto 2013

Morara e le luci rosse...


In riferimento all'articolo uscito sulla Nuova Venezia del 14 agosto  linkato qui sopra, bisogna precisare che le posizioni di Morara sono assolutamente personali e non rappresentano di certo la linea del PdL di Mira.
Al di la del dibattito sul merito dei quesiti referendari che vogliono rendere legale l'apertura delle "case chiuse", sicuramente la proposta di trovare questi spazi all'interno della zona artigianale e produttiva è decisamente contraria alla nostra idea di sviluppo economico e molto più in linea con l'assoluto disinteresse che il nostro ha sempre dimostrato nei confronti del PIP di Giare e degli artigiani miresi, a partire dalla attività consigliare che non ha mai spinto verso la soluzione dei problemi del PIP, a quella in sezione (quando ancora veniva salvo poi andarsene quando non gli veniva data ragione, manco fosse il proprietario del pallone) quando si è battuto contro l'accordo che ha permesso la alienazione della casa artigiana a Forte Poerio.
Per questo riporto qui sotto il comunicato stampa che ho inoltrato alla Nuova:



Dopo oltre un anno dispiace dover tornare a puntualizzare l'ovvio e cioè che Mario Morara non rappresenta in alcun modo il PdL e che non è nemmeno consigliere comunale a Mira.
Alle ultime elezioni comunali Morara ha corso con una lista civica che si era contrapposta particolarmente al Pdl e che è forse piuttosto riconducibile a scelta civica.
In particolare la lontananza dal PdL è ancora più evidenziata dalla proposta di ricavare gli spazi per un quartiere a luci rosse all'interno del PIP di Giare, cosa che il PdL non farà mai.
È quantomeno sintomatico che un ex-consigliere e le amministrazioni che si sono succedute a Mira sino ad oggi, pensino sempre al nostro PIP come "refugium peccatorum" per qualsiasi attività non riescano a collocare: prima il canile, poi la festa del movimento cinque stelle e infine il quartiere a luci rosse.
Bisognerebbe, invece, pensare a come sviluppare il nostro PIP che langue e stenta a partire, nonostante goda di una collocazione eccezionale per la presenza del Porto di Venezia e la vicinanza alle infrastrutture principali.
È invece carente di strutture a servizio, mensa, presidio medico, un centro per la promozione delle attività e persino di una linea ADSL adeguata e sufficiente.
I nostri artigiani si sono sempre arrangiati per far partire il PIP e sarebbe ora che qualcuno desse loro una mano.
Far ripartire il PIP, inoltre, servirebbe a rilanciare anche l'economia, l'occupazione della nostra città e persino ad aiutare le casse comunali: una maggiore quantità di attività potrebbe inoltre consentire di abbassare le aliquote IMU, oggi al massimo, senza mettere in pericolo il bilancio.
Quanto all'ex consigliere Morara non si può che riconoscergli una coerenza del tutto personale in questa "battaglia a luci rosse" ma certamente non ha mai bussato alla nostra porta per discuterne anche perché sicuramente non gli avremmo aperto, anzi.
L'assurdità di proporre una variante urbanistica in questo momento la dice, invece, lunga sull'ex consigliere Morara, e sulla vacuità della sua azione politica: oggi come oggi senza la legalizzazione dei "quartieri a luci rosse" e senza approvazione del Pat è inutile, fuori luogo ed irricevibile.
L'unica considerazione possibile è che l'ex consigliere sia alla ricerca di pubblicità e visibilità alla ricerca di una nuova collocazione dopo l'esperimento fallimentare delle ultime comunali.
Restiamo per questo sorpresi del grande spazio dato a una persona e ad un argomento così labili e deboli.

Il coordinatore comunale del PdL
Jacopo Carraro

lunedì 12 agosto 2013

Tempo di bilancio



Care amiche e cari amici,
pubblichiamo integralmente un comunicato inviato ai giornali.
Pur sperando che la stampa renda giustizia al nostro impegno, vi mettiamo comunque a conoscenza delle ragioni della nostra assenza al Consiglio Comunale dedicato al bilancio, la cui data ci pare oltremodo inopportuna anche perché non necessaria.
Bisogna inoltre ricordare che diverse interpellanze giacciono inascoltate da diversi mesi in attesa di essere discusse in Consiglio Comunale con l'unico risultato di essere stantie al momento della discussione, quindi o croniche o, oramai, superate.

"Gentili concittadine e concittadini,

normalmente il periodo estivo oltre a rappresentare il momento del riposo, rappresenta l’occasione per riflettere sulle cose fatte con pacatezza e maggior approfondimento. Oggi desidero proporVi una riflessione dedicata al nostro Comune. Sono passati mesi a sufficienza per poter giudicare il Sindaco e la sua Giunta.

Una squadra di governo che, secondo le roboanti affermazioni svolte durante la campagna elettorale, avrebbe dovuto rivoluzionare il nostro comune è che invece si è logorata da solo a causa del suo velleitario immobilismo. L’unico aspetto positivo che possiamo registrare è che dopo 60 anni i miresi hanno scelto altro dal Partito Comunista è dai suoi discendenti: era ora!

Ma la forza politica che ha avuto l’opportunità di raggiungere questo risultato, lo ha sprecato, totalmente buttandolo alle ortiche. Non avremmo mai pensato di dover lo riconoscere ma rimpiangiamo il seppur minimo dialogo e confronto che esisteva con le Amministrazioni precedenti: tale è l’opacità delle decisioni di questi giovani cinque stelle.

Il PdL non ha partecipato alla discussione del bilancio: la nostra assenza è un fatto politico chiaro! A volte può far più rumore un silenzio di una voce inascoltata!

La nostra e’ una denuncia a tutto campo sul Bilancio, sia per come è stato costruito, privo di alcun confronto con la cittadinanza e  le minoranze, sia per le non-decisioni prese: è questa l’amministrazione 2.0, la casa di vetro, la voglia di ascolto delle istanze cittadine? Tutto svanito in una bolla di promesse populiste e slogan a tratti volgari verso gli avversari politici.

Un bilancio pessimo, privo di sguardo al passato ma soprattutto privo di una visione del futuro: nessuna linea direttrice. Assenza totale di impegni per la cultura, per il sostegno alle politiche di promozione turistica, per aiutare le piccole e medie imprese a vincere la crisi e valorizzare le peculiarità del nostro territorio. Nulla, il vuoto pneumatico. Solo aumento dei tributi locali!

A questo deve essere aggiunta la dannosa tendenza all’auto isolamento che questa giunta porta nel proprio DNA e che ha fatto perdere al nostro comune più di un treno per essere protagonista sulla scena politica rivierasca, relegandola in posizioni di retroguardia e isolate.

Ma è insita in chi crede che tutto debba essere risolto nel piccolo e nel quotidiano, l’incapacità di fare squadra e la mancanza di politiche di respiro più ampio, che potrebbero con faciloneria essere bollate come velleitarie ma che al contrario danno una linea verso cui far convergere le politiche amministrative.

Al contrario le azioni dell’amministrazione comunale sembrano essere frutto del caso o del momento, e finiscono col dialogare sempre e solo con le stesse minoranze più rumorose o semplicemente più affini.

Non si può, in questo senso, dimenticare le vicende della città metropolitana, tema rimandato ma non cancellato dall’agenda politica, che oltre a portare un contributo al tema specifico, avrebbe permesso di instaurare rapporti più proficui con i comuni rivieraschi.

Invece hanno scelto di “ballare da soli”, così come si è deciso di non aiutare il comune di Dolo per quanto riguarda il giudice di pace, non si è partecipato, unico tra i comuni della riviera, alla fiera del turismo a Milano è oggi si è soli nella gestione del teatro, eccellenza mirese.

Anche la scelta di ritirare il Pat, oltre a comportare un ulteriore esborso di denaro pubblico, testimonia della assoluta volontà di non coinvolgere le minoranze ed i cittadini che esse rappresentano.

Eppure dovrebbe essere chiaro a tutti che oggigiorno la capacità di fare squadra, superando il colore politico, è alla base del fare amministrazione: promuovendo iniziative che diminuiscano le spese garantendo allo stesso tempo la qualità dei servizi ai cittadini.

Questi giovani ed immaturi amministratori cinque stelle, non hanno fatto nulla di quello che si doveva pur avendo una solidissima maggioranza consiliare (che ha sempre votato in maniera bulgara), non lo stesso potrebbe dire della giunta viste le continue defezioni, licenziamenti e rimpasti.

Per noi le cose da fare sono chiare e siamo intenzionati a farlo, quando gli elettori ci dessero l’opportunità.

Cinque sono i punti cardine che ci impegnamo a seguire, operando per il rilancio de:

1. Turismo in riviera, con la creazione del brand turistico della riviera del Brenta
2. commercio locale, con un piano dei parcheggi comunali, abolendo le strisce blu è concordando aTrinità con gli operatori
3. zona PIP di Giare, un’area dalle grandi potenzialità e piccoli servizi che la lancino
4. programmazione urbanistica per il recupero degli abitati
5. tematica portuale nel nostro territorio, che già esiste anche se nessuno ne parla al cui percorso programmatico si deve partecipare sapendo anche quali possono e devono essere le priorità e i vantaggi per Mira.

Cinque battaglie per il futuro comune di Mira, cinque cose da realizzare per migliorare la qualità della vita dei nostri concittadini. Cinque impegni che il sottoscritto ed il partito del popolo della libertà si impegnerà a sostenere, costi quel che costi!

Il capogruppo consiliare Paolino D’annna
Il coordinatore comunale Jacopo Carraro

martedì 11 giugno 2013

Finalmente il Pat?

Iniziamo oggi una serie di post su un tema importante per lo sviluppo e la salvaguardia di un territorio: il PAT!!!!
Sento già gli sbuffi della gente che pensa "cheppalle!!! è una cosa che riguarda solo gli architetti". 
In realtà non è così: riguarda tutti noi come e dove si svilupperà il nostro territorio, quali sono le idee che mettiamo in campo per riqualificare il nostro paese, che valore acquistano i nostri beni, infatti la casa è un bene che contribuisce alla ricchezza delle persone e se dei regolamenti comunali deprezzano i nostri beni rispetto a quelli di altri comuni questo riguarda tutti.

Cominciamo col dire che è ufficiale: il PAT (Piano di Assetto del Territorio) confezionato dalla giunta precedente è stato ritirato da dove languiva da oltre un anno, cioè la Provincia, nella vana speranza di essere supportato dall’attuale Amministrazione.
Oggi è finalmente chiaro che quel documento così voluminoso e costoso e di tale importanza per la vita di una comunità e del suo territorio verrà in parte o in toto cestinato: è una scelta politica forte ed importante sulla quale l’amministrazione attuale, durante l’ultimo Consiglio Comunale, si è impegnata a dare spiegazioni entro settembre.
Non possiamo di certo rimpiangere un PAT alla cui formazione non abbiamo minimamente partecipato, e non per nostra volontà. Ciò che possiamo lamentare è l’esclusione fatta nei confronti delle altre forze politiche dalla scelta di ritiro del PAT e sperare, allo stesso tempo, in un maggiore coinvolgimento nella redazione del prossimo.
E’ però, molto poco convincente, il fatto che, avendo fatto passare un anno in cui non si è parlato assolutamente del PAT, si sia deciso di punto in bianco di ritirarlo e al contempo ci si prenda almeno 3 mesi per spiegarne i motivi e condividerne le ragioni.
Delle due l’una: o lo si è ritirato senza averlo studiato abbastanza o lo si è studiato ma si è fatta un’inutile forzatura agendo senza coinvolgere né il Consiglio Comunale, né le commissioni, mettendo così tutti di fronte al fatto compiuto.
Eppure il PAT è uno dei principali strumenti di pianificazione e programmazione del territorio, serve a definire le linee guida dello sviluppo, qualsiasi esso sia quello in mente della maggioranza, stabilisce priorità, indirizzi, modalità di fruizione del territorio.
Certamente il PAT non serve ad individuare le nuove aree edificabili: al contrario esso serve a definire in primis le aree da preservare e quelle dotate di specifiche criticità (problematiche idro-geologiche), specificare i vincoli, pianificare il sistema delle infrastrutture e solo alla fine di questo percorso le possibili direzioni di ampliamento.
Ritenere che il PAT comporti necessariamente l’individuazione di aree di nuova espansione è una visione parziale se non sbagliata, come altre suggerite da questa amministrazione in materia urbanistica: l’effettiva individuazione delle aree edificabili avverrà solo con lo strumento successivo: il Piano degli Interventi (PI).
Lo strumento urbanistico serve a migliorare le condizioni dei miresi tutti, per questo oggi sono pressanti alcune domande al quale l’Amministrazione dovrà rispondere:
Ci sarà una politica della compensazione e del credito edilizio?
Come ci si comporterà nei confronti delle attività in zona impropria?
Come ci si comporterà nei confronti di quelle aree soggette a rischio idrologico?
Quando si ragionerà sulla qualità e non più solo sulla quantità?
C’è un indirizzo? Una tendenza? O semplicemente si pensa di continuare a navigare a vista, vivacchiando?
Eravamo abituati alla poca condivisione delle scelte alla base del PAT dell'Amministrazione precedente, e speriamo che, in nome della tanto sbandierata trasparenza e partecipazione, le cose migliorino con questa Giunta.


Jacopo Carraro 
Coordinatore comunale

domenica 9 giugno 2013

Berlusconi al Foglio

Proprio stamattina stavo giocando a calcio con mio figlio Alvise in corte quando è passato un caro amico, nonchè vicino di casa, che mi ha parlato di questo articolo dando lo spunto per questo post: grazie Luigino!!! 

Mi pare molto utile inquadrare il senso dell'azione politica del Pdl al governo e di Berlusconi, sia per rendere merito della statura politica della nostra azione chiarendo alcuni temi.

Berlusconi, oramai, mette persino in conto di poter essere definitivamente condannato, in particolare per  l'incredibile vicenda della pubblicazione di un'intercettazione comparsa sul Giornale, la famosa "abbiamo una banca?" dell'allora segretario dei Ds Piero Fassino.
Incredibile perchè sappiamo ormai tutti come la storia politica d'Italia dal 1992 ad oggi sia basata sull'abuso di intercettazioni e la pubblicazione di atti della magistratura che da teorema accusatorio, non ancora provato e spesso poi smentito dalle sentenze diventavano un formidabile strumento di lotta politica e verità assoluta.
Facendo così anche la fortuna economica e mediatica di alcune testate, da "Repubblica" al "Fatto" e della fama dei loro alfieri strabici Scalfari, Giannini, Gomez, Padellaro, Travaglio per i quali non faccio mistero di aver pochissima stima (non che la cosa li preoccupi, credo...)
Ebbene nonostante la situazione giudiziaria "ad personam" - l'unico vero fattore ad personam della giustizia italiana è che comunque la colpa è di Berlusconi - si conferma la fiducia al governo Letta per fare quelle cose di cui ha bisogno il paese, così come lo si era fatto con Monti ed il suo governo da tutti invocato di salute nazionale".
L'Italia deve fare la propria parte a casa propria, abbattendo i costi e le spese inutili, che ci sono e sono molto importanti, sia sotto forma di spese improduttive o addirittura dannose, che sotto forma di burocrazia incapace, macchinosa e paralizzante:
1) abbassare le tasse;
2) ridurre gli sprechi;
3) far ripartire l'economia;
4) semplificare la burocrazia.
Ma sarà altrettanto importante l'azione del governo in Europa, perchè l'Europa unita è, secondo me, un grandissimo progetto sociale, politico ed economico ma deve funzionare per tutti altrimenti perde senso e diventa un peso.


“Ho sostenuto Monti nella fase critica, ho accettato che (...) una soluzione tecnocratica riaprisse spazi che sembravano chiusi per la nostra economia e per la nostra immagine in Europa, ho avvertito che c’era un limite (...), varcato quel limite (...)sono ridisceso in campo e ho fatto la mia parte (...). Credo di avere dato un contributo decisivo a una sana stabilizzazione (...) confermata dalla assennata scelta di rieleggere un presidente di garanzia come Giorgio Napolitano e di fare il governo possibile con una persona rispettabile come Enrico Letta”.

“Il metro di misura per calibrare con senso della realtà e senso dello stato e della comunità un giudizio sull’avvenire di questo paese (...) è l’economia”, dice Berlusconi. “Parlo praticamente ogni giorno con imprenditori, sindacalisti, artigiani, commercianti e altri soggetti sociali di un paese oggi in grave crisi. Certe cose vanno fatte e subito: alleviare le tasse sul lavoro, risolvere il guaio grosso dell’Imu, fare attenzione anche all’Iva (...). Bisogna trovare risorse, destinarle a impieghi produttivi, mettere le imprese in condizione di riprendersi e non solo nel settore votato all’esportazione, tagliando il molto grasso che c’è ancora da tagliare nella spesa pubblica. In due, tre anni, va spazzata via la struttura punitiva di una tassa come (...) l'Irap, e le assunzioni devono poter avvenire a costi fiscali incoraggianti, nettamente al ribasso se non azzerati, a partire da subito. Prima è meglio è. Così, per l’edilizia, bisogna radicalmente riformare i regimi autorizzativi e mettere tutti in grado di dare una mano, creando lavoro e profitto d’impresa, in un contesto di formidabile liberalizzazione. Ma non basta, non basta, non basta ancora”.

“Ecco. Qui si misura la vitalità di un governo (...). Bisogna che il governo sappia con autorevolezza ingaggiare un braccio di ferro, senza strepiti ma con grande risoluzione, allo scopo di convincere i paesi trainanti dell’Europa, e in particolare la Germania di Angela Merkel, che siamo di fronte a una alternativa secca: o si rimette in moto in forma decisamente espansiva il motore dell’economia, compreso quello finanziario legato alla moneta unica, uscendo dalla paralizzante enfatizzazione della crisi da debito pubblico, oppure le ragioni strategiche della solidarietà nella costruzione europea, dall’unione bancaria a tutto il resto, si esauriscono e si illanguidiscono fino alla rottura dell’equilibrio attuale”.

"Un’Italia che perde ancora peso e ricchezza oltre quello che ha già perso, pronta ad essere messa all’incanto con metodi egemonici da chi è in posizione di forza, non è per noi uomini del nord, per noi imprenditori e politici di un paese che in parte è ancora da risanare e da unificare, una prospettiva accettabile. Questo è il contenuto vero di quello che chiamo il braccio di ferro. O è così o ciascuno deve trovare le proprie soluzioni nazionali o regionali, scomponendo i meccanismi dell’area dell’euro”.

Poi uno magari pensa all’America, al Giappone, alla Gran Bretagna, e si dice: ma qui le strategie della ripresa sono in marcia, anche con qualche cospicuo risultato. “Sì, ma lì si stampa moneta in quantità inimmaginabili, e la sfida alla recessione si fa con le armi della libera e sovrana determinazione del livello di liquidità in circolazione. La differenza è tutta qui. Se la paura dell’inflazione e un criterio rigorista astratto diventano una prigione o cappio monetario, allora bisogna cambiare.(...) O la nostra voce alta e forte si farà sentire oppure il governo perderà la legittimazione popolare che l’unità nazionale, in sostegno di una larga coalizione, gli garantisce. Altro che i processi. Queste scemenze lasciamo che le dicano i maniaci dell’antiberlusconismo”. 

Avviata tra commenti sospettosi, termina con un duro criterio di realismo politico che riguarda non le persone e le beghe di lobby e di partito, ma un paese che deve battersi per sopravvivere e rilanciarsi sul serio dopo decenni di bassa produttività, di bassa competitività, e dopo una fase dell’euro che si è rivelata tortuosa. “Ecco”, aggiunge Berlusconi, “tortuosa è la parola purtroppo giusta. Di una tortuosità tale per cui ora un governo si giustifica se è in grado di raddrizzarla. Punto e basta”.

Per chi avesse piacere, aggiungiamo di seguito il link all'articolo per una lettura completa

mercoledì 5 giugno 2013

Il PIP di Giare: un’opportunità da non trascurare!


Il Pip di Giare è salito in questi giorni agli onori della cronaca per la festa del M5S svoltasi presso le aree colà disponili, in verità con un clamoroso flop.
Ilfatto mi ha stimolato a riprendere e a ribadire talune considerazioni che avevo avuto l'occasione di esternare nel passato.
Va, anzitutto, rilevato che non è riuscito nemmeno il collegamento via streaming con Beppe Grillo, questo per la cronica mancanza della Adsl di Piazza vecchia e soprattutto della nostra zona commerciale e artigianale delle Giare: speriamo che almeno così il problema possa essere di nuovo affrontato perché è questa la vera emergenza da affrontare, molto più dell’ampliamento del sistema wi-fi gratuito vicino alle biblioteche, tanto sbandierato in questi mesi.
Certo è che le nostre imprese partono sicuramente svantaggiate rispetto a quelle presenti in altri comuni solo per questo e quando abbiamo posto il tema in campagna elettorale è sembrato a tutti più facile glissare l’argomento.
Anche per questo, nonostante la fortunatissima posizione per la vicinanza a Venezia, Porto Marghera e per l'accessibilità alle strade di comunicazione - ancor più facilitata con l'entrata in rete del "Passante di Mestre” - il nostro PIP non è mai decollato.
Per le lungaggini burocratiche e, soprattutto, per il cronico disinteresse politico che le amministrazioni miresi, responsabili "da sempre" del governo della nostra città, hanno dimostrato sull'argomento.
Oltre 50 aziende miresi sono state costrette ad emigrare per trovare sia strutture adeguate che il necessario e convinto sostegno delle locali Amministrazioni con tutto ciò che ne consegue.
Mi riferisco, ad esempio, ai mancati introiti diretti (prima Ici, poi Imu) per le casse del Comune, al mancato indotto che le Aziende traslocate avrebbero creato e ai preziosissimi riflessi positivi anche sul fronte occupazionale, oggi così drammaticamente in crisi: il primo strumento di welfare è sempre il lavoro, da salvaguardare ed incoraggiare il più possibile.
Che cosa si è fatto, invece? un canile, una festa di partito mal riuscita, l'espressione di pareri negativi in merito a richieste di ampliamento, avanzate anche da Aziende di tutto rispetto, persino leader mondiali nel proprio campo di attività che se ne sono andate!
Il fatto che la congiuntura economica non sia assolutamente favorevole non impedisce, anzi dovrebbe stimolare la politica a programmare il futuro per essere pronti a cogliere le opportunità di una auspicabile ripresa.
Appare evidente che l'attuale Amministrazione non dimostra alcun interesse per l'argomento nascondendosi dietro la negativa congiuntura. E', invece, proprio questo il momento di investire in ciò che in fin dei conti costa meno, la programmazione, lo studio, lo sviluppo di ipotesi concorrenti e alternative mettendo in campo idee, promuovendo iniziative ed incontri. In estrema sintesi: essere pronti, anzi favorire, le auspicabili nuove opportunità.
Il Coordinatore Comunale del PdL

Jacopo Carraro

mercoledì 22 maggio 2013

La stampa...

Gentile direttore Roberto Papetti,
ho appena letto l'articolo comparso oggi sul quotidiano territorialmente concorrente con il giornale da lei diretto relativo al Convegno tenutosi ieri in Provincia su Lavoro, Sviluppo, Sostenibilità, Inclusione a Venezia e provincia.A tal proposito segnalo, anzitutto, che secondo quanto scritto in bella  evidenza sui manifesti e sul copioso materiale distribuito a Ca' Corner, sede del Convegno, era precisato che il Convegno medesimo sarebbe stato aperto dal presidente della Provincia Francesca Zaccariotto,
che l'introduzione sarebbe stata formulata dall'Assessore Paolino d'Anna e che i lavori sarebbero stati coordinati dal Direttore de Il Gazzettino Roberto Papetti.
Ora osservo che. diversamente da quanto riferito da La Nuova il Presidente, dato per presente dall'articolo, ha inviato un messaggio di saluto e di scusa per la sopraggiunta impossibilità a partecipare, che nessun cenno si fa nei confronti dell'Assessore d'Anna che, così come previsto, ha svolto la introduzione al Convegno, che è stata completamente ignorata la presenza  del direttore de Il Gazzettino che , come previsto, ha svolto il ruolo di coordinatore. Nella cronaca sono completamenti ignorati Roberto Crosta,segretario generale della Camera di Commercio di Venezia e di Marco Zamarchi di Federsolidarietà e di Confcooperatve, tutti e due autori di un intervento " di spessore ".
Tralascio di evidenziare le omissioni, le imprecisioni ecc. sul fronte dei vari interventi che via via si sono succeduti.
Chiedo al Direttore de Il Gazzettino : che ne pensa?

Cordialissimi saluti, Luigi Fistarollo